Cenni storici
La credenza che la natura sia popolata da creature e spiriti invisibili sembra risalire agli albori dell'umanità, presentandosi come una caratteristica comune alle più svariate espressioni del paganesimo e dei riti animisti.
Secondo le mitologie indigene africane o in quelle orientali persiane, indiane o cinesi, ad esempio, esiste una scala ascendente di spiriti fino ai deva e oltre, di cui l'uomo comune non ha percezione.
Anche nell'antica Grecia, del resto, le divinità del pantheon politeista erano ritenute personificazioni delle forze della natura, e concepite ad essa immanenti;
Talete affermava in proposito che «tutte le cose sono piene di dei».
Si trattava di concezioni radicalmente anti-deterministe, che si contrapponevano già da allora alle prime forme embrionali del meccanicismo, e che in seguito, maturando, daranno vita ai più complessi sistemi filosofici del pitagorismo, del platonismo, e del neoplatonismo, per i quali ogni aspetto dell'universo non è che un'irradiazione dell'Anima del tutto, attraverso cui esso risulta intimamente vitalizzato da energie e forze arcane, celate nell'oscurità della materia.
Un simile complesso di credenze, riconducibili entro la cornice della cosiddetta Vecchia Religione, fu ripreso in parte dal cristianesimo, sostituendo però alle divinità pagane, inaccettabili per un culto monoteista, delle creature intermedie come gli angeli o i santi protettori, preposti ognuno alla "giurisdizione" di un particolare aspetto o elemento della realtà, che risulta così da essi tutta animata.
Sul piano filosofico queste creature corrispondono ai concetti universali in grado di unificare gli enti appartenenti a un medesimo genere, classe o specie, concetti a cui Tommaso d'Aquino attribuiva un'essenza reale, viva, contrapponendosi a quanti li consideravano invece puramente nominali.
Nel Rinascimento, in cui si accentuò la visione magica ed esoterica della natura, si deve a Paracelso il primo esplicito trattato sugli spiriti elementali, che egli riteneva responsabili di ogni legge e avvenimento di natura.
Su queste basi prosperò l'alchimia.
Se le concezioni panpsichiste furono successivamente messe in crisi dal ritorno del meccanicismo, rivolto a una conoscenza della natura limitata ai suoi aspetti quantitativi, affiancato da un indirizzo di pensiero nominalista che negando valore alle essenze universali delle specie naturali le assimilava a semplici parole arbitrarie prive di fondamento ontologico, esse tuttavia sopravvissero ad opera di autori come Leibniz, fautore di un ritorno alla filosofia naturale platonico-aristotelica, per riemergere con l'avvento del Romanticismo, durante il quale si va alla riscoperta del passato mitologico dei popoli europei, ritenuto a volte più veritiero dei loro eventi storici.
Si diffondeva intanto anche nei riti massonici l'usanza di invocare gli spiriti elementali
L'esistenza degli elementali, senza l'intervento dei quali nessun fenomeno naturale potrebbe prodursi, fu poi esplicitamente affermata dalla Società Teosofica fondata da Helena Petrovna Blavatsky nel 1875, e rimase al centro degli interessi e delle scoperte di vari esponenti dell'antroposofia e dell'esoterismo contemporaneo come Rudolf Steiner, Annie Besant, Geoffrey Hodson, Charles Webster Leadbeater.
Caratteristsiche
Secondo la Blavatsky, gli elementali «dimorano nell'etere e possono maneggiare e dirigere la materia eterica per produrre effetti fisici, con la stessa facilità con cui l'uomo può comprimere dell'aria con un apparecchio pneumatico»: essi, cioè, creano la materia grezza, visibile, comprimendo o condensando quella sottile o invisibile, modellandola secondo le immagini che ricevono dall'ambiente circostante, o dalle forme-pensiero di spiriti superiori.
In tal modo vive e cresce la natura, da quella inorganica nei suoi aspetti solido, fisico e gassoso, fino a quella organica, costituita dalle piante e dagli animali.
Le piante ad esempio, secondo Rudolf Steiner, non potrebbero essere comprese con gli strumenti intellettuali messi a disposizione dal meccanicismo materialista, poiché la loro crescita è dovuta in realtà ad una cooperazione delle creature di tutti e quattro i livelli elementali: quelle della terra, che trasmettono alle radici le informazioni dal cosmo assorbite dal suolo; quelle dell'acqua, che operano da agenti chimici attraverso il fluido della linfa trasformando l'etere in sostanze nutritive; quelle dell'aria, che assorbono la luce e la tessono in forme ideali, come già intuito da Goethe nella sua concezione della «Forma Archetipica»; e infine le creature del fuoco, che trasmettono allo stesso modo il calore del mondo alle piante, donando loro il potere fertilizzante.
Steiner riprende la tesi di Goethe che, polemizzando con i botanici del suo tempo, sosteneva che la fruttificazione non avvenisse nel fiore, all'interno del quale l'impollinazione produrrebbe soltanto la formazione del seme maschile, che di per sé non è ancora in grado di generare alcunché.
La fertilizzazione avviene quando quest'ultimo, che è il risultato degli spiriti del fuoco, incontra l'opera degli spiriti della terra, situata nello strato di tessuto sottostante la corteccia (cambium), ossia per l'interazione fra gli esseri della terra e quelli del cielo.
« È un errore colossale credere che il principio-madre della pianta sia nel germoglio.
La verità è che questo è il principio maschile, che viene estratto dall'universo con l'aiuto degli spiriti del fuoco. La madre viene dal cambium, che si estende dalla corteccia al legno, e discende da una forma ideale. »
Gli elementali operano integrando la loro coscienza dentro le rispettive creazioni fisiche, seguendo le direttive di esseri superiori, conosciuti in India come deva, che forniscono loro un'impronta-pensiero derivante a loro volta da gerarchie superiori.
Ogni deva consiste in una sorta di "anima collettiva", che unifica o raggruppa più esseri viventi, come piante o animali, i quali non posseggono un "io" individuale come quello umano.