Rosengarten (il giardino delle rose)
stesso nome, mentre in italiano è detto Catinaccio.
Narra di re Laurino, sovrano di un popolo di nani che abitava le viscere della montagna, ricoperta anticamente di un roseto, i cui confini erano segnati appena da un filo di seta.
Il re chiese in moglie la principessa Similda, figlia di un sovrano vicino , ma fu respinto e burlato per la sua diversità.
Rapì la fanciulla e soltanto dopo 7 anni il fratello di lei, scoperta la cosa, dichiarò guerra ai nani.
Venne chiamato in aiuto Teodorico da Verona che, conoscendo il potere magico del piccolo popolo, suggerì una trattativa pacifica, ma un facinoroso razzista, tal Vitege, spezzò invece il filo di seta e calpestò le rose.
S'apri allora una porta nella roccia e comparve il re Laurino: grazie ad una cintura fatata riuscì con i suoi ad avere la meglio.
Uscì allora dalla montagna Similda, che invitò alla tregua, e dichiarò d'essere stata trattata da regina.
Per sancire la pace vennero tutti invitati dal re Laurino a un banchetto nella montagna, ma Vitegene approfittò per una sortita a tradimento: incatenò i nani e li face prigionieri, re Laurino fu poi liberato da Similda e, prima di fuggire, lanciò al Rosengarten una maledizione: che il monte divenisse arida roccia e scomparissero le rose, sia di giorno che di notte.
Dimenticò di includere nella formula l'alba e il tramonto, ed è per questo che il Catinaccio in quelle ore si tinge di rosso, come se riapparissero per alcuni momenti le rose dell'antico giardino fatato.
Tratto da Wikipedia
Karl Felix Wolff nacque a Karlstadt (oggi Karlovac, in Croazia), il 21 maggio 1879 da Johann Wolff, ufficiale dell'artiglieria austriaca, e da Lucilla von Busetti, discendente di una famiglia nobile italiana, residente in Tirolo meridionale. Ebbe cinque fratelli maschi, dei quali tre morirono da bambini.
Dall'età di due anni visse sempre a Bolzano.
Il padre era uno studioso di sociologia e si occupò personalmente dell'istruzione del figlio, che a 18 anni iniziò la professione di giornalista.
Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale riprese gli studi, nonostante l'ostacolo dato dalle scarse risorse economiche.
Frequentò come uditore seminari specialistici a Berlino, Monaco e Vienna, dedicandosi all'antropologia con grande passione.
La sua curiosità per le tradizioni popolari nacque casualmente grazie alle narrazioni di una vecchia signora della Val di Fiemme che lo aveva assistito durante una lunga malattia nel 1887 - 1888.
Wolff si dedicò a lunghi pellegrinaggi nelle valli, alla ricerca dei narratori e dei frammenti delle leggende ancora esistenti.
Familiarizzò con i vari dialetti, studiò abitudini, riti e figure arcaiche, giungendo a produrre scritti che nelle sue intenzioni volevano far rivivere in pieno qualcosa di ormai perduto.
Le informazioni sul territorio vennero pubblicate in saggi di carattere scientifico e guide turistiche.
Il fratello Richard illustrò una delle sue raccolte di leggende, che però all'epoca non venne pubblicata.
Nel 1957 l'Università di Innsbruck conferì al Wolff la medaglia d'onore Excellentis in litteris quale riconoscimento per il merito dei suoi studi etnologici e linguistici sulle popolazioni reto - romaniche.
Nel 1960 gli fu conferito a Bolzano il premio letterario Walther von der Vogelweide.
Morì a Bolzano il 25 novembre 1966.
Nessun commento:
Posta un commento