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Ciao a tutti
Una cosa che forse non ho mai davvero spiegato è il perché di questo blog. Certamente è fatto in modo credo e spero
simpatico, ma quello che voglio dare io è più profondo e serio!
Scrivere del mondo della “elficología”, (un termine coniato dal francese Pierre Dubois nel 1967 per riferirsi allo studio del "piccolo popolo", la magia e gli esseri elementari o guardiani della natura in pratica quelli noti come gnomi, elfi, fate, troll, folletti, uomini selvatici, giganti, etc….) non è cosa semplice se si vuole farlo seriamente, quindi con ricerche su libri e di conseguenza sui luoghi sulla storia e così via… Il mio blog nasce dall’ambizione di far conoscere anche in Italia questa disciplina interessante, di rigore scientifico e diffondere tali studi. L’Italia (come la maggior parte dell’Europa ma non solo) è un paese ricco di spiriti della natura, ma c’è poco interesse e ancor meno ci si crede nella loro esistenza, dal mio punto di vista esistono ma sicuramente in altre dimensioni, visibili solo se e quando vogliono loro!! Ci sono molti casi di avvistamenti di esseri soprannaturali di questo tipo ma pochi lo dicono, spesso per vergogna (si sa parlare di gnomi fa sorridere figuriamoci dire si li ho visti o ci credo…) Sicuramente non siamo l'unico pianeta con la vita, non siamo l'unica specie di ominidi che popolano la terra, anche se alcuni dicono il contrario ... Non siamo soli.



DUE VECCHI INTERESSANTI ARTICOLI

Ho ritrovato 2 vecchi articoli che trovo interessanti, leggeteli e possibilmente commentateli!!!

Presenti in tutte le culture, con nomi e forme diverse, le leggende sul "piccolo popolo" sono un invito, oggi come ieri, a cogliere aspetti sottili della realtà e a mantenere vivo l'amore e il rispetto per la natura.

"Comunicare davvero con gli angeli e le fate richiede un approccio globale alla vita, sia la nostra sia quella altrui", scrive Dorothy Maclean, Una delle fondatrici della mitica Findhorn, una comunità sorta 30 anni fa che ha trasformato una spiaggia sassosa nel nord della Scozia in un rigoglioso giardino, grazie alla collaborazione degli spiriti di natura.

Dorothy riceveva in meditazione le indicazioni di quelli che nella culture orientale sono definiti Deva “le energie che curano la costruzione del mondo naturale”, nella tradizione occidentale esponenti del “piccolo popolo”: fate, gnomi, elfi e folletti,


La personificazione delle forze vitali attive nella natura, responsabili di tutti i processi relativi a vita di piante, rocce, acque e aria.

In gerarchia spirituale, "il piccolo popolo" non è all'altezza degli angeli, è figlio della Terra, come l'uomo, è in una dimensione nascosta, più sottili, invisibile ai sensi.

Leggenda vuole che abbia origine quando Eva stava lavando i figli al fiume, Dio arrivò inaspettatamente chiedendole di vederli.

Vergognandosi a mostrare quelli non ancora lavati, Eva non li presentò tutti, e quelli che tenne nascosti in quella occasione rimasero sempre nascosti agli occhi degli altri.
 
Fate, gnomi elfi e folletti sono presenza viva nell'immaginario di tutte quelle culture ancora strettamente a contatto con la natura. Birbanti e dispettosi in alcune tradizioni, benefici e dispensatori di gaiezza e benessere in altre, magici e misteriosi in alcune occasioni, capricciosi e potenti in altre.

Comunque visti, sono la personificazione di una percezione che abbraccia il mondo, cogliendone aspetti che la ragione non spiega e cataloga.

Sono simbolo di disponibilità ad aprire il cuore, oltre che la mente, a una visione più ampia della realtà, che non chiude ogni passaggio con la sfera onirica, immaginativa e magica della realtà.

L'immaginario collettivo dell'umanità si è sbizzarrito a dare originale forma, carattere, abbigliamento, usanze a folta schiera di spiritelli, genietti, eteree fatine, ammalianti nereidi, saggi coboldi, che hanno ovunque accompagnato la vita dell'uomo nelle fasi del lavoro con la terra, incarnando timori e speranze, propri di quei tempi e di quelle culture.

Attraverso queste figure,reali o immaginarie che siano, di fatto è stato sancito un patto d'amicizia e di silenziosa alleanza con questo regno nascosto, dai cui capricci dipendeva il successo di raccolto o la conservazione del formaggio, dalla cui presenza l'uomo si è sentito rassicurato in un mondo che a quei tempi era troppo vasto e spaventoso.

Oggi, pur relegati a fiabe e ai fumetti, esercitano ancora il loro fascino. I

l progresso ha dato all'uomo l'illusione del controllo sulla natura, ma lo ha privato di opportunità per spaziare con la fantasia oltre i limiti del verosimile.

Oggi abbiamo bisogno, di aprire il cuore a una concezione della realtà più viva, in cui c’è ancora posto per bellezza, magia e, soprattutto, gratitudine, per i semi che germogliano, i fiori che sbocciano, i frutti che maturano, la rugiada che incornicia il mondo e i ricami della brina d'inverno... gratitudine per la vita, miracolo che si rinnova ogni istante davanti ai nostri occhi.

Il ruolo di fate, gnomi elfi e folletti, oggi come ieri, è quello di farci aprire gli occhi e di coltivare uno sguardo amorevole nei confronti del mondo naturale di cui facciamo parte.
                                     

Folletti di Carnia “La fiaba è una porta, che permette di ritrovare i principi e valori che questa nostra società ha ormai perduto.

E’ una via, una strada che conduce al tempo senza tempo, al momento degli inizi, in cui tutto era chiaro, ed il mondo parlava direttamente al cuore degli uomini”.

Così scrive il circolo culturale “l’Antica Quercia” a introduzione del bel lavoro di Gianni Pielli, bresciano d’adozione, sugli Sbilfs, i numerosi folletti che popolano i boschi e le valli della Carnia. “Sbilfs”, questo il titolo del libro edito da Palantir, casa editrice della Società Tolkeniana, è innanzitutto una bellissima raccolta di disegni illustranti le caratteristiche dei folletti, le loro abitudini, i contesti della loro esistenza, le loro magie; ma è anche una preziosa raccolta delle tradizioni carniche che, a ben vedere, sono simili a quelle che ritroviamo nelle storie delle nostre popolazioni rurali.

“I folletti - scrive Pielli a presentazione del suo lavoro di ricostruzione delle tradizioni carniche - sono spiritelli di natura fondamentalmente benevola” e prosegue ricordando come una delle più note leggende, ricavata dai testi vedici, parli dei Deva.

“Essi - ricorda Pielli - sono delle piccole divinità patrone dei fenomeni naturali. Sono cioè i costruttori del nostro mondo, trasformando le forze energetiche erranti nello spazio infinito (Prana) in materie e strutture fisiche.

Appartengono all’ordine etereo (cioè sono incorporei) e sono specializzati nelle varie funzioni.

Avremo così i Deva portatori di energia, i Deva delle acque, della terra, delle piante e così via. Q

Quindi gli apportatori di energia dirigeranno correnti di energia-luce verso la terra, mentre quelli della terra la trasformeranno in energia vitale per la crescita delle piante, oppure in colori per i fiori, e così via.

Quali costruttori del mondo, i Deva sono dunque più antichi di esso”.

Capita così, e non è strano per un popolo come il nostro dalle tradizioni indoeuropee, di trovare tra i folletti e i Deva molte affinità.

Ci sono infatti i folletti dei boschi, come i Gan (dalle assonanze orientali) o Gian, che ci aiutano quando ci mancano le forze e i Mazzaròt, che si mimetizzano assumendo le sembianze delle vecchie ceppaie.

Ci sono gli incubi, come il Cascugnit, mezzo uomo e mezzo asino: “Grassottello, con un grande naso adunco, folte sopracciglia a virgola e sguardo profondo, sognante.

Esercita un grande fascino sulle donne” e suona il flauto.

Gli incubi dispensano sogni e tra le loro raffigurazioni Pielli ha messo le fotografie di Jung e di Freud, suggerendo ancora una volta lo stretto nesso tra il sogno e la realtà, tra ciò che ci circonda, in quanto natura, e ciò che la nostra natura profonda, l’inconscio, ci restituisce della memoria collettiva e, forse, di quel mondo etereo del quale fanno parte di Deva.

Ci sono poi i folletti della casa, della stalla, dei campi, come il Bergul, che si diverte a farci inciampare nei boschi, spostando le radici sui sentieri o il Bagan, che adora gli animali ed è lo Sbilf della stalla, o, ancora, il Pavar, “appassionato agricoltore, laborioso, servizievole e lavoratore instancabile”.

Il Licj ama la compagnia degli uomini, il Grandinili è lunatico, sofisticato e brontolone.

Ci sono poi: gli omenut, i folletti cattivi e quelli che rubano, gli orchi e gli spauracchi.

Un esperto come Pierre Dubois ne ha censiti, nella sola Europa, ben 260.

Una bella famiglia, della quale il libro di Pielli, carnico di origini e bresciano d’adozione, offre alcuni pregevoli ritratti.









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